Dal 15 al 23 marzo 2012 l'OUA (Organismo Unitario dell'Avvocatura) ha proclamato un nuovo periodo di astensione dalle udienze (erroneamente definito nell'opinione comune come "sciopero" degli avvocati).
Le motivazioni sono analoghe a quelle già espresse nelle due precedenti giornate di astensione (23 e 24 febbraio).
L'Organismo protesta, in particolare, per le scelte che sta effettuando il Governo in materia di liberalizzazioni tra cui l'abolizione delle tariffe, l'ingresso ai soci di capitale negli studi legali oltre ad alcune decisioni in materia di "geografia giudiziaria" che prevedono lo smantellamento di una serie di uffici di piccole dimensioni.
Lo strumento dell'astensione dalle udienze, infatti, produce unicamente danni ai nostri clienti che si vedono costretti a "subire" loro malgrado rinvii di mesi delle udienze senza poter fare nulla e ad allungare così ancor più il tempo necessario per ottenere un provvedimento giudiziario nell'ambito dei contenziosi in cui sono coinvolti.
Vale la pena sottolineare il concetto che l'astensione è cosa ben diversa dallo sciopero, forma di protesta di grande dignità storica legata all'esperienza del lavoro subordinato e non a quello dei professionisti.
L'avvocato, come ogni professionista, non è legato da un vincolo di subordinazione con il proprio datore di lavoro, ma la sua opera si caratterizza proprio per essere "libera" e autodeterminata, senza condizionamenti di sorta.
Allora forse lo sciopero (rectius l'astensione dallo svolgere la propria attività) non è la forma più adatta di protesta contro decisioni legislative seppur discutibili.
Dobbiamo, invece, discutere, dialogare, proporre facendo arrivare idee concrete a chi deve elaborare proposte di legge che tengano conto non soltanto dei nostri interessi di categoria, ma anche della domanda di giustizia dei nostri clienti a cui ogni giorno lo Stato non riesce a dare risposta.
Purtroppo non ci riusciamo poichè la categoria degli avvocati non ha mai maturato una sua reale identità e soprattutto una vera unità di intenti, viste le divisioni e gli interessi particolaristici che la contraddistinguono.
Non ha, dunque, senso astenersi dalle udienze per ricevere (forse...) pochi istanti di pubblicità sui canali di informazione e migliaia di rinvii in tutti gli uffici giudiziari soltanto a danno dei nostri clienti quando non siamo neppure tutti convinti sui motivi della protesta.
In questa situazione, dunque, piuttosto che parlare di liberalizzazioni Governo e Parlamento dovrebbero impegnarsi a trovare idee e strumenti che riescano a risolvere la crisi strutturale in cui versa ormai da anni la Giustizia nel nostro Paese in cui mancano risorse, gli organici sono insufficienti, gli uffici giudiziari sono ormai inadeguati alle loro funzioni e non si investe concretamente nella tecnologia per favorire lo sviluppo e ridurre le spese.
A queste cose purtroppo il Governo non dà ancora una risposta poichè è troppo impegnato a preoccuparsi di eliminare o meno le tariffe o di far rilasciare un preventivo ai clienti degli avvocati, ma non la riescono a dare neppure le nostre istituzioni forensi, per altro verso impegnate (pur giustamente) solo a criticare le scelte della politica, non essendo neppure realmente rappresentative degli interessi della base.
Purtroppo, in questo desolante quadro, a rimetterci sono soltanto la Giustizia e il diritto alla difesa tanto caro alla nostra Costituzione che continua ad essere negato a tutti i clienti che quotidianamente ci chiedono di essere aiutati.
Per questi motivi, stavolta, non ci sentiamo di arrecare ulteriore danno ai cittadini che si sono rivolti al nostro studio per tutelare i loro diritti e, dunque, non aderiremo all'astensione.
Commenti
Posta un commento